11 Febbraio 2021

Stage director

CONNESSIONE RELAZIONE CREAZIONE 

Il teatro è per me un posto fisico, sociale, artistico, in cui chi agisce trova uno spazio libero. Teatro è ascolto. Della comunità, dei pubblici, delle fragilità.

Il teatro è per me una dimensione in cui chi agisce trova uno spazio libero. Teatro è ascolto: della comunità, dei pubblici, delle minoranze. In questo contesto di attenzione all’altro io mi pongo come mediatrice artistica che coglie la storia e la condivide restando nel mezzo, tra la comunità e i processi di produzione, per creare, insieme, non uno spettacolo ma un linguaggio che ha senso durante l’atto scenico e trascende nella vita comunitaria. Così il teatro crea dei processi artistici partecipati, processi di co-creazione che abituano le persone ad usare l’arte nella vita di tutti i giorni, l’arte torna così ad essere un atto sociale, un atto cioè di tutti.

Lavorare con le persone in un contesto di co-creazione significa anche far crescere un pubblico, soddisfare un’esigenza artistica, sociale, culturale, significa creare un bisogno, una vocazione e in questo processo io regista mi sento responsabile di creare degli spazi nuovi in cui far arrivare il teatro, responsabile dell’innovazione sociale portando il teatro fuori dal teatro, nella comunità. 

Lavorando in Basilicata mi sono confrontata con l’assenza: grandi spazi e piccoli numeri. Fare teatro in un contesto in cui tutte le espressioni artistiche sono nuove, lavorare in una regione che non ha avuto compagnie stabili, significa inventarsi il teatro. Non solo le storie, gli spazi, le espressioni artistiche, ma anche e soprattutto significa inventarsi il pubblico. 

A 16 anni, allontanandomi dalla curiosità attoriale, ho sentito miei gli strumenti del racconto, del fare, della produzione teatrale, strumenti che grazie alla Compagnia L’Albero, una Compagnia lucana di giovani professioniste, ho potuto conoscere e utilizzare in un processo di ricerca continua. Lavorando in Basilicata mi sono confrontata con l’assenza: grandi spazi e piccoli numeri. Fare teatro in un contesto in cui tutte le espressioni artistiche sono nuove, lavorare in una regione che non ha avuto compagnie stabili, significa inventarsi il teatro. Non solo le storie, gli spazi, le espressioni artistiche, ma anche e soprattutto significa inventarsi il pubblico.

Lavorare alla regia significa per me lavorare ad un processo artigianale in cui è possibile toccare la parte più umana degli artisti per dare forma e spazio al loro universo ma essere regista significa anche stare in relazione con gli spettatori, creare mondi in cui possano riconoscere una parte di sé stessi, condividere un momento di Bellezza. 

La mia storia legata al teatro inizia a 16 anni. Fare era per me più importante che diventare. Oggi co-dirigo quella che è stata la mia scuola di teatro, un luogo in cui, insieme ad altre amiche e professioniste, facciamo impresa dando opportunità di valore ai nostri allievi e dignità al lavoro degli artisti, lavoriamo in modalità diffusa e flessibile, accogliendo idee, persone, progetti, visioni.

Essere regista per me significa creare mondi in cui l’artista e il pubblico possano riconoscersi ed esprimersi, le storie diventano funzionali all’azione teatrale agita.