IO, LE MIE STORIE E QUELLE PER GLI ALTRI.
Sono una professionista a servizio delle storie. Quello che mi muove nasce dall’azione non scaturisce quasi mai da una necessità artistica ma ritrova nelle storie e nei personaggi il richiamo al racconto. E allora i documentari diretti da me partono sempre dal ricercare e dal provare a portare una domanda aperta allo spettatore alla fine dei titoli di coda.
Ho vissuto e vivo il mio lavoro di autrice come un valzer, mi piace attraversare i ruoli così come i ballerini cambiano passo per restare però sempre nel quadrato della musica.
PASTA NERA / CAMERA MIA con Alessandro Piva
2008-2010. Ho cominciato ad essere a servizio delle storie con l’esperienza da aiuto regia durante i miei anni preziosi di lavoro accanto a Alessandro Piva, per il documentari Pasta nera (presentato 68°Festival di Venezia) e Camera mia (presentato Giffoni film festival) ho messo a disposizione il mio entusiasmo per il lavoro di ricerca, la mia passione per gli archivi privati e pubblici e la mia capacità di connettere persone-luoghi-storie.
DALLA TERRA ALLA LUNA
2014. Basato su una ricerca di Pierluigi Argoneto e prodotto da Liberascienza, “Dalla Terra alla Luna” (link) che nasce dall’idea di voler raccontare la Basilicata attraverso un itinerario a doppia mandata, una contaminazione tra due mondi apparentemente inconciliabili: quello della scienza e quello della narrazione artistica, attraverso le suggestioni e la parola, la natura e la musica.
Non più assistente ma regista, ho voluto raccontare la Basilicata da un punto di vista inedito: non ho voluto raccontare una storia ma tante storie e fare in modo che questi racconti disegnassero il ritratto di una regione
LA RICERCA DELLA FORMA | Il genio di Sergio Musmeci
2015. La scienza, un uomo e un ponte al centro del mio secondo documentario dove ho disegnato la regia e la sceneggiatura per una idea e produzione della casa di produzione EFFENOVE in collaborazione con il MAXXI di Roma. Documentario dedicato all’ingegnere Sergio Musmeci e a un’opera unica e straordinaria della città dove sono cresciuta, Potenza: Il viadotto sul Basento, una bellezza nascosta finché non ti immergi nella pancia di questa struttura. Realizzare La Ricerca della Forma ha significato per me continuare anche disegnare ritratti intimi di un uomo, scovare il movimento dell’anima nei calcoli e nei suoi processi creativi. Un modo per aprire l’immaginario e la conoscenza su un’opera d’avanguardia, custode di ricerca e visioni in anticipo di decenni.
DOVE TI FERMI | Matera 15/19
2018. “Dove ti fermi” è il titolo della seconda puntata del documentario scritto e prodotto da Open Fields Production. Che cosa significa essere straniero a Matera? Cosa hanno in comune un ragazzo Ghanese arrivato in Basilicata a seguito di uno sbarco clandestino diventato attore, una scrittrice americana o uno scultore tedesco insediatosi nei Sassi quando ancora non c’era nessuno a viverci? La regia rende esplicito un sentimento intimo di lontananza per riconoscerlo e rappresentarlo nelle storie degli altri.
IL MONDO E’ TROPPO PER ME | La storia di Vittorio Camardese
La prima volta che ho incontrato Vittorio Camardese era a luglio 2013, me lo sono trovato sulla timeline di Facebook, l’algoritmo mi proponeva con insistenza il video di una sua esibizione del 1965. Era di Potenza. Come me. Ma non lo avevo mai sentito nominare. Ho cliccato “Play” e mi sono innamorata subito di quel radiologo che diceva di aver chiesto il permesso al suo primario per essere in TV quel giorno. Quando si mette a suonare e la camera stringe sulle sue mani, è impossibile resistere a quel volteggio, a quel ritmo ancestrale. Incredulità, stupore, ammirazione. Ho cercato di capire se un talento tanto grande possa essere un peso per un artista, tanto da rifuggirlo tutta la vita. E ho scoperto tante cose di Vittorio che non avrei mai immaginato.
Vittorio era un disco che voleva essere ascoltato solo da se stesso. Nelle notti romane degli anni ’60 regalava la sua musica ipnotizzante agli amici, ma non si registrava mai, se non per riascoltarsi in solitudine, per perfezionarsi.
Mi sono trovata spesso a scusarmi per lui con chi lo aveva conosciuto, perché Vittorio pare si incazzasse continuamente. E le grandi amicizie si trasformavano in lunghi silenzi. Vittorio aveva un concetto altissimo di gentilezza e di bellezza e quando qualcosa non rientrava nel suo ordine del mondo, lui si ammalava di rabbia. Anche con la chitarra, si arrabbiò moltissimo, nei suoi anni bui, tornato a Potenza, smise di suonarla. Almeno così mi dicevano tutti.
Una sera del 2014 però, in un bar della mia città, ho ritrovato un video sorprendente: Vittorio, ormai anziano, suonava ancora. Aveva perso lo smalto, ma non il talento.
La storia di Vittorio rischiava di morire tra le storie dimenticate e mi sono sentita in dovere di salvarla. È arrivata a me da sola, parlando delle radici e del talento, due temi a me molto cari. Fare questo film ha risposto all’urgenza di aggiungere un tassello di conoscenza condivisa nel mondo. Non per celebrare un uomo, per quanto talentuoso, ma per ragionare di come e perché ci abbia voluto privare della sua arte.